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lunedì 27 aprile 2009

L’Italia propone in Europa una posizione radicale in antitesti con il rinnovamento delle politiche ambientali avvenute negli ultimi anni

Riscaldamento globale? L’uomo non c’entra


Approvata un mese fa al Senato la mozione anti-kyoto,
in cui si ipotizza che l’innalzamento delle temperature
non dipende dall’uomo e potrebbe essere addirittura positivo


Da ormai un mese l’Italia è ufficialmente la promotrice del movimento anti-Kyoto in Europa. Dopo le dichiarazioni di Berlusconi risalenti alla fine del 2008, si è ufficializzata dal primo aprile la posizione del governo italiano in merito alle politiche ambientali. Con la mozione approvata, già ribattezzata dall’opposizione “negazionista”, si chiede esplicitamente al governo di farsi promotore della revisione del Protocollo di Kyoto, contro l’indirizzo della Commissione Europea. I 32 Senatori del PdL firmatari, con a capo il Presidente della Commissione ambientale del Senato Antonio D’Alì, chiedono non solo la revisione degli obiettivi fissati rispetto ai costi, ma anche la revisione di molte idee guida che hanno ispirato le politiche ambientali degli ultimi anni a livello internazionale.
In particolare si sostiene che una parte del mondo scientifico si oppone alla teoria del riscaldamento globale prodotto dall’uomo, che il riscaldamento non c’è (o non è dimostrato che ci sia) e che se ci fosse potrebbe essere addirittura positivo. In particolare si chiede al governo di “segnalare che il livello dell’acqua negli oceani non sta aumentando a ritmo preoccupante, che i ghiacciai basati su terraferma nelle calotte polari non si stanno sciogliendo, che il numero e l’intensità dei cicloni ed uragani tropicali non sta aumentando, che negli ultimi dieci anni la temperatura media al suolo dell’atmosfera terrestre non risulta aumentata, che secondo gli oceanografi non vi è alcun rischio di blocco della corrente del Golfo, che negli scorsi mesi si è riformata la calotta polare nella stessa estensione di venti o trenta anni fa”.


Nella mozione si critica l’atteggiamento, definito “dogmatico”, della Commissione europea rispetto al Rapporto Stern, prodotto dal Governo Inglese, nel quale si sostiene la necessità di spendere ingenti quote del PIL per evitare dissesti finanziari dovuti alle emergenze ambientali. Si legge nel testo: “Se pure vi fosse, a seguito dell'aumento della concentrazione dell'anidride carbonica nell'atmosfera, un aumento della temperatura terrestre al suolo, i conseguenti danni all'ambiente, all'economia e all'incolumità degli abitanti del pianeta sarebbero molto inferiori a quelli previsti nel citato Rapporto Stern e addirittura, al contrario, maggiori potrebbero essere i benefici".
Si contestano infine gli obiettivi e le sanzioni del protocollo 20-20-20, che prevede un rinnovamento dell'industria europea per renderla in tempi rapidi più competitiva sul mercato internazionale, diminuendo la dipendenza dai combustibili fossili. Gli obiettivi vengono definiti “in antitesi agi investimenti per la ricerca”. In particolare è contestato il rapporto costi/benefici, ponendo l’accento sul periodo critico per le economie globali, mentre si propone una riscrittura totale del protocollo dal punto di vista etico e ideologico. Unico merito da concedere alla mozione è l’esigenza di coinvolgere nelle politiche ambientali i paesi in via di sviluppo, senza i quali non ha senso fissare obiettivi che non sarebbero presi in considerazione da una grossa fetta dell’umanità.



Lo scandalo di queste dichiarazioni non stanno nel fatto che si possano esprimere in un’aula del Senato, o che siano presentate in una mozione, piuttosto quello che nessuno scienziato sia intervenuto, né pro né contro queste posizioni. Qualche voce si è levata dai banchi, una mozione del Pd è stata presentata in opposizione a questa. Ma nient’altro, forse qualche articolo qua e là.
Un rapporto pubblicato qualche tempo fa su EOS sostiene che il consenso sull’esistenza e sulle cause del cambiamento climatico arrivi al 97,5%, su un campione di 3100 scienziati impegnati nelle ricerche sul clima e dotati di grande credibilità all’interno del mondo scientifico. Questo non vuol dire che le posizioni che questi scienziati siano esatte, o che il dibattito sia chiuso e definito. Ma mi chiedo dove siano questi scienziati quando un paese come l’Italia, dotata di un certo peso in Europa, porta avanti posizioni così radicali in materie “sensibili”.



per leggere il testo della mozione anti-Kyoto
www.aconservativemind.blogspot.com/2009/04/kyoto-la-mozione-negazionista-e-piena.html

per leggere il testo del porotocllo di Kyoto
www2.minambiente.it/sito/settori_azione/pia/docs/protocollo_kyoto_it.PDF





lunedì 20 aprile 2009

Desio sostenibile: il liceo che coniuga studio e sostenibilità

Da un paese della Brianza l’esempio che ci indirizza verso la “casa passiva”


A Desio, comune di 39mila abitanti in provincia di Monza e Brianza, guardano al futuro della scuola. Non solo in termini di sicurezza degli edifici, ultimo tema di dibattito post terremoto, ma anche in prospettiva ecosostenibile. Perché se è vero che i luoghi in cui si cresce influenzano le nostre prospettive di vita, fisiche e culturali, il liceo Ettore Majorana potrebbe essere un luogo migliore in cui crescere. Da un progetto di ristrutturazione nasce, infatti, il primo liceo escosostenibile in Italia. I tecnici della Provincia hanno rivisitato il progetto per ottenere vari risultati nell’ottica del risparmio dell’energia: riduzione delle dispersioni tramite il miglioramento delle strutture, il recupero del calore dal sistema di aspirazione degli ambienti, la riduzione dell’energia per la ventilazione.


Nel progetto si prevede di adottare soluzioni architettoniche con cui ottenere indici di prestazione energetica che permettano di collocare l'edificio in classe B (9,8 KWh/mc), con una riduzione del 24% rispetto al limite superiore della stessa classe. La classe B sta ad indicare un sistema di classificazione del bilancio energetico, dove A rappresenta il massimo risparmio. Questo metodo viene utilizzato nella progettazione e costruzione delle case passive costruzioni che soddisfano le necessità termiche senza bisogno di impianti convenzionali di riscaldamento. Permettono, infatti, il recupero dell'80% del calore dell'aria in uscita tramite un sistema di ventilazione controllata che distribuisce in modo bilanciato il calore di una fonte energetica. Le case passive sono diffuse nei paesi del Nord Europa, mentre in Austria diventerà lo standard di tutti gli edifici a partire dal 2015 (in alcune regioni austriache la norma è già in vigore).


In Italia abbiamo pochi ma buoni esempi di edifici che tendono all’impatto zero. Il primo edificio costruito e certificato dal PHI (standard dell’istituto di case passive tedesco) è la sede dell'impresa KLAS a Malles, nell’alta Val Venosta, provincia di Bolzano.

L'istituto di certificazione case passive in Italia è attualmente il TBZ di Bolzano, che ha rilevato l’inadeguatezza del progetto di Klas, dovuto alle specificità del clima del nord europa sulle quali è costruito tale modello. Il primo edifico pubblico certificato TBZ è l’Expost, sempre a Bolzano, nato da un progetto di conversione di un vecchio edificio delle poste in sede degli uffici della Provincia Autonoma. Bolzano ha il primato anche per le case passive private, ma ne troviamo anche in provincia di Forlì- Cesena e di Verona. Per capire tutto della realizzazione della casa passiva http://www.casepassive.it/

Per saperne di più sul progetto ecosostenibile del liceo ecosostenibile E. Majorana di Desio, mbnews


Per saperne di più sulla storia delle case passive

L’istiuto di case passive in Germania, con la prima casa passiva mai realizzata

http://www.passivehouse.com

In Italia, l’esempio del Sud Tirol

http://www.igp.riffian.net/index_it.html

Onlus che progetta e realizza case passive e a risparmio energetico

http://www.paea.it/



Visualizza edifici passivi in una mappa di dimensioni maggiori